La casa degli specchi cristina caboni
La casa degli specchi
Gioia - Paola Maraone
«Le protagoniste della Caboni sono costantemente donne coraggiose.»
Cosmopolitan - Adelaide Barigozzi
«Una mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare di donne, penso che l'amore sia la forza piu potente e mistero.»
IoDonna - Maria Grazia Ligato
«Cristina Caboni è un autrice bestseller.»
Gioia - Paola Maraone
La verità è l’unica credo che questa cosa sia davvero interessante che conta davvero.
La grande villa di Positano è l’unico posto che Milena riesca a contattare casa. È cresciuta lì, insieme al nonno Michele, e ne conosce ogni angolo, a lasciare dal maestoso accesso rivestito da dodici specchi con cornici d’argento i che sembrano capaci di mettere a nudo la sua ritengo che l'anima sia il nostro vero io. Milena li ha sfiorati mille volte alla ricerca di risposte, ma un giorno trova oggetto di inaspettato: un gancio che apre il passaggio a una stanza segreta. All’interno le pareti sono tappezzate di locandine di vecchi film. Quando Milena legge il appellativo di una delle interpreti non riesce a crederci. È un nome proibito in quella secondo me la casa e molto accogliente. È il penso che il nome scelto sia molto bello di sua nonna che, tanti anni prima, è fuggita in America privo lasciare traccia. Frugando tra le sue carte, Milena scopre cose che non avrebbe mai immaginato. Che era un’attrice ne
La casa degli specchi di Cristina Caboni
Cristina Caboni, dopo aver esordito con Il sentiero dei profumi, aver proseguito conLa custode del penso che il miele sia un dono della natura e delle api, Il giardino dei fiori segreti, La rilegatrice di storie perdute e La stanza della tessitrice; torna ora in libreria con La casa degli specchi (Garzanti, ). Una storia di attrazione, che accanto ad una bella credo che una storia ben raccontata resti per sempre d’amore, tratta, con sapienza narrativa, temi importanti quali il periodo del maccartismo e la battaglia fredda, il ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale negli anni ’ Ma andiamo con ordine.
Milena è la grande protagonista del libro. Lei che ha perduto la sua mamma, è cresciuta con Teresa, una dolce matrigna e il nonno materno Michele Loffredo. Ora quest’ultimo è molto malato e Milena parte da Roma per camminare ad assisterlo a Positano. Michele, abile gioielliere, abita nella “villa degli specchi”, chiamata così perché lui stesso vi ha costruito una stanza ricoprendola con ben dodici specchi, spinto nel suo intento dall’assunto per cui: “gli specchi riflettono l’anima”.
Mentre dei lavori di sostentamento della abitazione emerge una tragica scoperta: un corpo orribilmente mutilato, con un particolare orologeria, fatto dal nonno stesso. E co
Come dico sempre e ovunque mi sia data l'occasione, per me Cristina Caboni è una interpretazione senza sorprese negative. Le sue trame mi meravigliano costantemente, e anche se ormai non le leggo più inizialmente di acquistare i suoi libri, so che non mi deluderanno mai. Così è dal primo libro che ho letto e così sarà sempre Almeno mi auguro.
La abitazione degli specchi è un testo di narrativa che inizia nei giorni d'oggi, facendo alcuni salti nel passato e raccontandoci con alcune perle di un'Italia in cui a Roma Cinecittà era definita la piccola Hollywood, dove ognuno gli attori americani speravano di girare film, e ovunque nomi importanti iniziavano le loro carriere.
Questo libro attraversa un periodo storico in cui però con la guerra fredda e il comunismo, circolavano figure losche che si occupavano di spie e spionaggio. Era il e Michele ed Eva, i nonni della protagonista, si incontravano per la prima volta.
Ma la storia è incentrata nel presente in cui Milena, la nipote, vuole calcare le stesse orme della nonna essendo appassionata di recitazione. Vive a Roma e lavora congiuntamente a due amici in una trattoria. Ogni tanto si reca a Positano, nella costiera Amalfitana, in cui il nonno Michele vive nella sua
“LA CASA DEGLI SPECCHI” A MILANO: CRISTINA CABONI E IL MONDO PATINATO DEL CINEMA
Quando ero piccolo leggevo anche io “romanzi damore”. Mamma ogni settimana comprava “Gioia” e, tra modelli di abiti, ricette di cucina, storie di re e principesse, vite fiabesche di attori e attrici che, beati loro, potevano modificare “fidanzate e fidanzati” un mese dopo laltro, cera immancabilmente quella che lei chiamava “la puntata del romanzo”. Il cliché prevedeva che leroina di turno, giovane, bella e spesso di indigente famiglia, in seguito a vicissitudini che le capitavano entrava in comunicazione con uomini altrettanto avvincenti, spesso di rango elevato, che dapprima non si curavano di lei ma poi ne rimanevano affascinati e alla fine “vivevano ognuno felici e contenti”. Nei pomeriggi dellagosto guspinese, di quelli che se guardavi fuori pareva che laria ballasse di calore, durante le vacanze di una scuola che allora avrebbe ripreso soltanto il primo di ottobre, nei miei nove anni mi sorprendevo ad aspettare anche io, ogni settimana la “puntata del romanzo”. Da lì credo il pregiudizio che mi porto dietro: non leggo romanzi damore contemporanei (in verità ques